Ayrton Senna, Imola ’94 cronaca di una tragedia

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Quello di Imola 1994 doveva essere un weekend di corse, fatto di motori e nient’altro. Così purtroppo non è stato, su quel circuito fatale, hanno perso la vita prima Roland Ratzenberger, il giorno successivo Ayrton Senna.

Un weekend maledetto…

Era il 1° maggio 1994, i motori si erano accesi da poco per correre una gara che forse, non si sarebbe dovuta neanche disputare.

Sono passati 27 anni ma il ricordo è ancora lì, più vivido che mai, prima Ratzenberger, poi Senna. Due piloti diversi ma con lo stesso destino arrivato come un fulmine a ciel sereno in uno dei weekend più neri della storia della Formula Uno.

E’ il 30 aprile 1994, alla guida della Simtek c’è Raztenberger, dovrebbe essere un sabato come tanti ma proprio quel sabato, la monoposto del pilota austriaco esce di pista e si schianta contro il muro intitolato a Gilles Villeneuve.

Purtroppo la situazione agli occhi di chi guarda è subito chiara, per il giovane pilota non c’è più niente da fare.

Una vita fatta di sacrifici con una F1 arrivata in ritardo rispetto agli altri piloti, a 33 anni, un traguardo, una vittoria essere lì dopo una vita passata ad allenarsi, un sogno che però si è trasformato in un incubo in quel fine settimana maledetto.

Ayrton Senna

Arriva la domenica, una domenica che purtroppo passerà alla storia, quel 1° maggio 1994 il pilota brasiliano, Magic, perde la vita e con lui, finisce, lasciatemelo scrivere, la Formula Uno.

Siamo al settimo giro, la Williams di Ayrton esce di pista ad una velocità molto elevata, dopo scoprirermo che la sua monoposto era danneggiata. A cedere, il piantone dello sterzo modificato la sera prima, Ayrton non riesce più a controllare la sua monoposto. L’impatto è fatale.

Immediati i soccorsi, ma per il campione di San Paolo, purtroppo non ci sarà nulla da fare, morirà dopo qualche ora.

Con lui, finisce un’era ma il suo ricordo è ancora molto forte, il ricordo di un campione che ci ha fatto sognare per dieci anni, per un mese oppure per chi, come me non l’ha mai visto correre, vive nei video, nei documentari, nelle foto e sui libri.

Un pilota pieno di umanità e coraggio, come nel 1992 quando durante il GP del Belgio salvò la vita a Erik Comas, mettendo a repentaglio la propria, un pilota che vivrà per sempre nella memoria di chi lo ha amato e continua ad amarlo dopo 27 anni.

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