Avevo pochi anni il giorno del tragico incidente di Imola, troppo piccola per ricordare e per vivere in prima persona quello che effettivamente era successo.
La radio, la televisione tuonavano “è morto Ayrton Senna”.
Senna, che da lì a poco sarebbe diventato il mio eroe e gli eroi non muoiono mai.
Ed è per questo che ho pensato di scrivere qualche parola su di lui, sul più grande della Formula Uno, sul migliore di tutti, permettetemi di parlare dal mio punto di vista.
Cercherò in questo breve articolo di descrivervi chi era Ayrton, dal punto di vista di una ragazza che l’ha conosciuto quando ormai era troppo tardi.
Ayrton Senna Da Silva, era questo il suo nome completo, ma quel Da Silva risultava essere troppo banale per lui che sapeva distinguersi, per questo scelse di utilizzare solo il cognome Senna, il cognome della madre di origini italiane.
Senna nasce a San Paolo, in Brasile, quel Brasile dai colori verde e oro che lo accompagneranno per tutta la sua carriera, Ayrton nasce il 21 marzo 1960, il primo giorno di primavera, come la primavera che portava in pista ogni volta, sempre allegro, sempre gentile con tutti, dai colleghi ai tifosi, queste le testimonianze che arrivano da chi Ayrton l’ha conosciuto dal vivo.
Si avvicina al mondo dei motori già da subito e a tredici anni conquista il suo primo titolo vincendo il Campionato Junior, ma la svolta vera e propria per Ayrton arriva nel 1983 con l’ingresso in Formula Uno per i test con la Williams messa a disposizione da Frank Williams, partecipa poi ad una sessione di prove con la McLaren a Silverstone.
Il vero e proprio esordio in Formula Uno arriva con la Toleman nel 1984, dopo il mancato ingaggio con la Brabham, poco tempo prima.
Si è sempre saputo distinguere tra gli altri, merito del suo talento innato, infatti grazie al suo talento fa raccogliere alla piccola scuderia ottimi risultati mai registrati in passato, arriva così il gran premio di Monaco, dove registra un secondo posto sotto il diluvio, un’impresa impossibile, anche ai giorni nostri, eppure Ayrton ha saputo fare la differenza anche in quell’occasione.
Purtroppo però la gara venne interrotta a causa della cascata di acqua che aveva reso impraticabile ormai il circuito monegasco, venne quindi negata ad Ayrton la possibilità di vittoria sul rivale di sempre, Prost, la vittoria ormai sembrava essere certa, ma vincere con una monoposto inferiore rispetto a quelle al vertice sarebbe stato impossibile per molti.
Nel 1985 arriva il passaggio alla Lotus, una delle più vittoriose scuderie di Formula Uno, in squadra trovò un italiano ad attenderlo, era Elio De Angelis.
Con il passaggio alla Lotus arriva finalmente anche la prima vittoria in Formula Uno per Ayrton, che ottenne all’Estoril, circuito Portoghese sotto la pioggia torrenziale, ed era proprio la pioggia la sua fedele alleata, come durante il gran premio di Monaco, dove la vittoria gli fu strappata.
Nel 1986 si ritrovò nuovamente con il Team Lotus, ma questa volta ad attenderlo c’erano due avversarie tecnicamente più forti, la Williams e la McLaren che quell’anno lottarono per il titolo, ma nonostante questo a fine stagione per Senna si contarono otto pole position e otto podi.
Arriva il 1987 sotto un aspetto diverso da quello che si immaginava, la Renault, infatti si ritira dalle corse e la Lotus trova un accordo con Honda per la fornitura di motori, Senna rinnova per il terzo anno consecutivo con il team inglese e si ritrova accanto un pilota nipponico, Satoru Nakajima.
Ovviamente, il divario con i top team era evidente ma nonostante tutto la stagione di Senna non andò affatto male.
Nell’ultima gara della stagione però, in Australia, ad Adelaide venne squalificato a causa di una irregolarità tecnica.
Dal 1988 al 1993 Ayrton diventò pilota McLaren, insieme al suo rivale di sempre, Alain Prost, la lotta era destinata a durare grazie anche alla superiorità della McLaren motorizzata Honda.
I due piloti riuscirono a dominare tutto il campionato, vincendo 15 gare delle 16 in programma, il mondiale quindi era soltanto un divario tra loro due.
Sicuramente tra i due non sono mancate le critiche in diversi episodi, ma nel 1988 Senna si laurea per la prima volta campione del mondo e questo è quello che ci interessa.
Nel 1990 arriva il secondo titolo per lui, tra polemiche varie e accuse, a Senna venne ripristinata la Super Licenza da parte della FIA, alla McLaren arrivò Berger che andò a sostituire Prost, ma ovviamente la lotta tra Prost e Ayrton continuò.
Tra trionfi e accuse arriva il 1991 anno nel quale arriva il terzo titolo per il pilota brasiliano, nel 1991 arrivarono infatti tante vittorie per il pilota, ma la più significativa fu quella ad Interlagos, in Brasile dove Senna dovette lottare con il cambio che continuava a dargli problemi.
Nel 1994 iniziò a trattare per un futuro passaggio alla Williams, infatti è proprio in quell’anno che lascerà la McLaren per passare in Williams, ma quell’anno a causa di un cambiamento nel regolamento, la Williams perde quella competitività mostrata fino ad allora e tutto torna come prima.
Ma la monoposto, non sembra essere soltanto meno competitiva rispetto a quella vista durante le gare passate, ha anche l’abitacolo più stretto e Senna fa molta fatica soprattutto nella guida, oltre i numerosi problemi di affidabilità mostrati durante i vari gran premi.
Arriva il tragico Weekend del gran premio di San Marino, segnato già dal venerdì da un grave incidente, questa volta a farne le spese è Rubens Barrichello, subito trasportato in ospedale.
Dopo il venerdì c’è il sabato e anche quel sabato ci fu un grave incidente, questa volta mortale, a morire fu Roland Ratzenberger, un pilota austriaco che si stava facendo spazio in quel mondo chiamato Formula Uno.
Questo incidente caratterizzò lo stato d’animo di Ayrton, deluso, triste, forse anche angosciato da ciò che era successo, aveva visto morire un suo collega, l’aveva visto morire per ciò per cui viveva.
Domenica 1 maggio Ayrton aveva preso una decisone, in caso di vittoria avrebbe sventolato la bandiera austriaca sul podio, quel podio però non arrivò mai, al settimo girò Senna uscì di pista, alla curva del Tamburello, la causa sembra essere stata il cedimento del piantone dello sterzo, modificato poco prima per sistemare l’abitacolo del pilota.
Ayrton perse il controllo della sua monoposto, non riuscendo ad evitare il muro, arrivò il tremendo impatto, il puntone di una sospensione penetrò all’interno del casco del pilota che gli provocò delle gravi lesioni fatali.
Fu trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna dove venne ricoverato in rianimazione, qui Ayrton morì, alle 18:40 di quel primo maggio fatale all’età di 34 anni, sono passati 25 anni da allora, ma Ayrton rimane vivo dentro i cuori di ognuno di noi, da chi ha soltanto sentito parlare di lui a chi l’ha potuto conoscere a chi, purtroppo, non ha fatto in tempo perché nel 1994 era troppo giovane per poter ricordare e poter vivere la Formula Uno.
A 25 anni dalla sua scomparsa sembra ancora essere vivo tra di noi, come se non fosse mai venuto a mancare e questo lo conferma anche un dettaglio di 25 anni fa, quando la salma doveva rientrare in Brasile, non viaggiò nel vano bagagli come un pacco postale qualsiasi, ma in prima classe avvolto dai colori della sua bandiera, fece l’ultimo viaggio in prima classe come sempre, per far posto alla bara infatti, venne smontata una parte dell’ aereo, perché Senna era una presenza reale, ancora tra di noi, come lo è ancora, su di lui sono stati scritti libri, storie, biografie, è una presenza ancora molto forte che vive dentro gli occhi di chi riesce ancora a vederlo, con il suo casco dai colori verde e oro a creare delle magie in pista.
Le corse sono fatte così, a volte finiscono subito dopo il via, a volte a sei giri dalla fine
Sono una ragazza appassionata di sport e di motori, in particolar modo mi appassiona tutto quello che riguarda la Formula Uno, che seguo da quando ero piccola.
Un giorno ho deciso di mettere tutto insieme e fare della mia passione un blog con tutte le notizie che riguardano questo sport, da condividere con voi.
Il mio mito è Ayrton senna, un mito che non morirà mai.
“Le corse sono fatte così, a volte finiscono subito dopo il via, a volte a sei giri dalla fine”